Perché l’Ingegneria della Resilienza?

Ingegneria della resilienza, Resilience Engineering

Written by Luca Murgianu

Agosto 30, 2022
Il mondo è cambiato. Negli ultimi decenni abbiamo visto crescere inesorabilmente la complessità con cui tutte le azioni del nostro quotidiano sono gestite. Tutto è iperconnesso e interdipendente e mai come in questo momento si comprende il “Butterfly effect” [1] presente nella “teoria del caos” [2] di Lorenz.
Ingegneria della Resilienza
Il cigno nero, ingegneria della resilienza

Il mondo è cambiato.
Non è più possibile capire cosa succede
utilizzando dei metodi che hanno già
raggiunto la data di scadenza.

Senza andare troppo lontano nel tempo, ci limitiamo a ricordare che eravamo iperconnessi già 22 anni fa. Tutto sembrava avvolto in un vortice di complessità, basti pensare al millennium bug che tanto fece tremare i sistemi finanziari di tutto il mondo, oppure l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 o il terremoto finanziario della Holding Lehman Brothers del 2008. Sono solo alcuni esempi per riflettere su quanto i sistemi siano interdipendenti e di come da un giorno all’altro la vita cambia e non sai spiegarti il perché.

In ogni occasione, passata la tempesta, si è ripetuta la stessa frase: “il mondo non sarà più lo stesso, niente sarà più come prima”. Ogni volta il sistema di riferimento, economico-finanziario, politico, militare o più in generale il sistema sociale, ha reagito creando delle condizioni di “nuova” normalità post-incidente. Nuove regole e nuovi sistemi di controllo per cercare di ripristinare una condizione di sicurezza e stabilità.

Per far fronte all’anno 2000 si erano modificati tutti i sistemi informatici portando le date da 2 a 4 cifre per identificare gli anni in maniera univoca; dopo l’11/9 i protocolli di sicurezza negli aeroporti e sugli aerei sono diventati più rigidi, oltre ad essersi intensificate le attività di intelligence; dopo il fallimento Lehman Brothers il sistema finanziario ha introdotto, con gli accordi di Basilea 3, nuove regole per la valutazione del merito creditizio nelle imprese e vincoli di solidità più stringenti per gli istituti bancari. Insomma, ogni sistema ha reagito con strumenti di difesa e controllo per evitare il ripetersi dell’incidente, la lezione sembrava imparata.

I sistemi complessi così interdipendenti però devono far fronte periodicamente a nuovi incidenti, dalla magnitudo potenzialmente disastrosa proprio a causa delle crescenti connessioni. Così è stato nel marzo 2020 con il blocco quasi totale dell’Italia (seguita poi da altre nazioni), a causa della pandemia da SARS-CoV-2. Un biennio passato cercando di contrastare il diffondersi incontrollato del virus, con misure locali e globali che hanno messo a dura prova la resistenza dei sistemi economici e soprattutto dell’essere umano.

In tutte le situazioni, con l’eccezione del “millennium bug”, i sistemi hanno subìto l’evento negativo senza avere la capacità di reazione per un ripristino rapido dell’operatività, tanto meno della necessaria stabilità. 

I sistemi hanno manifestato tutta la loro debolezza e inadeguatezza in termini di resilienza, e solo dopo studi, approfondimenti e confronti a livello internazionale, si è riusciti a creare una “nuova normalità”.

Eppure, gli strumenti a disposizione non sono pochi. Per aiutare manager, amministrazioni locali e nazionali, in generale il C-level di una organizzazione, il World Economic Forum ogni anno dal 2005 redige il Global Risk Report, un utile strumento per individuare quelli che, la comunità di esperti e scienziati, ritiene possano essere i rischi globali per il nuovo anno.

È facile, col senno di poi, rilevare come in alcune annate queste previsioni, fortemente influenzate dagli eventi accaduti nei mesi precedenti, fossero errate rispetto ai problemi realmente affrontati nell’anno. Quando le cose vanno mediamente bene è facile fare previsioni sui possibili rischi, quando intervengono fattori nuovi (le minacce non previste), allora le previsioni e le organizzazioni/sistemi devono confidare spesso nell’improvvisazione.

Ecco la necessità di una disciplina matura, con un approccio olistico, che sappia comprendere e gestire nuovi scenari all’interno di sistemi complessi, perché probabilmente in questo mondo sempre nuovo e diverso, basare le decisioni solo sui metodi tradizionali, non è la decisione migliore.

Scopri cosa è l’Ingegneria della Resilienza.

Ingegneria della Resilienza

NOTE

[1] Edward Norton Lorenz scrisse per la NewYork Academy of Sciences, “un meteorologo fece notare che se le teorie fossero state corrette, un battito delle ali di un gabbiano sarebbe stato sufficiente ad alterare il corso del clima per sempre”. Lorenz scoprì l’effetto quando osservò che nello sviluppo di un modello meteorologico, con dati di condizione iniziale arrotondati in modo apparentemente irrilevante, non si sarebbero riprodotti i risultati delle analisi con i dati di condizione iniziale non arrotondati. Un piccolo cambiamento nelle condizioni iniziali aveva creato un risultato significativamente diverso. In discorsi e scritti successivi, Lorenz usò la più poetica farfalla.

[2] Edward Norton Lorenz in Deterministic Nonperiodic Flow, 1963

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